Associazione di promozione sociale con sede a Firenze

Sottosopra

 

La democrazia non è una sommatoria di voti. La partecipazione democratica non si esaurisce con l’espressione di un sì e di un no quando richiesto, se richiesto.

La partecipazione democratica, la salute delle istituzioni democratiche, è data dal presidio costante dei cittadini dei propri interessi, nel rispetto e a sostegno dell’interesse comune, attraverso la partecipazione diretta, o mediata da intermediari organizzativi (partiti, sindacati, associazioni, etc.), alla selezione delle priorità, ai processi decisionali, alla progettazione, realizzazione e valutazione delle politiche, dei programmi e degli interventi.

Il tentativo di introdurre pratiche partecipative e deliberative nella politica e nel policy-making, nato fin dagli anni 70 come risposta a una percepita crisi di legittimità della democrazia rappresentativa, si è concentrato soprattutto su aspetti circoscritti dei processi decisionali, dalle destinazioni d’uso di strutture alla definizione della politica di sostenibilità tipica delle Agende21 locali.

Due cose però sono mancate fino ad oggi. La prima è un fondamentale passaggio a monte, ovvero la partecipazione dei cittadini nella definizione dell’agenda pubblica: quali sono le priorità, cosa deve essere deciso tramite un processo partecipato. Senza questo passaggio si rischia di svuotare di significato il processo partecipativo, in quanto i benefici che esso comporta (dalla coesione sociale all’accesso a conoscenze e competenze diffuse) e i valori che lo sostengono (equità, giustizia, trasparenza, democrazia) vengono confinati in un recinto troppo ristretto rispetto alla loro importanza per il funzionamento sano delle istituzioni democratiche. Processi di partecipazione isolati e circoscritti, anche se raffinati, rischiano di produrre esercizi di democrazia in laboratorio, piuttosto che un laboratorio di democrazia.

La seconda è l’apertura di processi di partecipazione e deliberazione, orientati a definire l’agenda, le priorità e i contenuti della politica, all’interno di quelle organizzazioni che hanno sempre funzionato da aggregatori e promotori delle domande politiche: partiti, associazioni, gruppi. Movimenti di grande successo hanno segnalato la necessità e il desiderio di coinvolgimento e di parola, creando spazi di deliberazione “dal basso”, si pensi all’esperienza del social forum e alla pluralità di movimenti sorti negli ultimi anni, anche grazie all’utilizzo della rete, ma non molte delle organizzazioni esistenti hanno dato adeguato spazio alle istanze partecipative, preferendo in molti casi chiudersi in un modello di partito legato più alle istituzioni che alla società. In questo modo la frattura tra le istanze partecipative prodotte nella società e la politica istituzionale ed i suoi attori (partiti e sindacati) si amplia, invece di ricomporsi, ed una delle priorità è oggi sperimentare nuovi spazi di connessione.

Aprire partiti e associazioni alla partecipazione può salvare questi soggetti dalla crisi di legittimità e il sistema politico dall’incapacità di decidere e di decidere democraticamente. Può favorire un confronto positivo con i movimenti “dal basso” e ridare voce a cittadini interessati alla politica ma che non trovano spazi in cui confrontarsi e costruire reti.

(dal Manifesto di Democrazia sottosopra)